LINGUAGGIO RADIOFONICO E TELEVISIVO
A cura di: Gian Luigi Pezza  
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Lezione 5

Programmi di informazione

I programmi di informazione radiofonica (giornali radio o programmi di approfondimento) debbono sottostare ad alcune regole fondamentali che un famoso direttore del Giornale Radio (1) così enunciava:

"…bisogna tenere conto che il lettore dei giornali stampati può saltare le notizie che non lo attraggono, mentre l'ascoltatore della radio è costretto ad ascoltarle tutte di fila per non perdere quelle che lo interessano.."

"Per questo le notizie debbono essere redatte con

- chiarezza, che vuol dire sfrondare il testo dalle parole inutili, essere semplici, concisi;(2)
- sobrietà, che vuol dire evitare i troppi incisi, le digressioni, gli aggettivi superflui, i superlativi;
- incisività, che vuol dire essere precisi, penetranti
(3). Ricordarsi che l'ascoltatore, al contrario del lettore, non può tornare indietro e rileggere quello che, lì per lì, non ha capito;

Occorre poi ricordare che si stanno leggendo notizie alla radio o alla televisione e quindi è indispensabile fare l'esatto contrario di quanto ci hanno insegnato a scuola a proposito delle ripetizioni di vocaboli. In una corretta informazione radiotelevisiva il soggetto deve essere ripetuto ad ogni inizio di frase. Occorre, infatti, non solo avere riguardo degli ascoltatori che si sono messi in ascolto quando il testo era già in lettura, ma anche di quelli ai quali il soggetto, per una qualsiasi ragione, può essere sfuggito"(4) 

Bisognerebbe anche limitare l'uso di parole straniere laddove esista un corrispondente termine italiano o quando il termine straniero non sia ancora entrato nell'uso corrente. Per esempio è inutile parlare di welfare se poi solo il 4 % degli ascoltatori è in grado di conoscerne il significato (5) .

Come hanno più volte osservato insigni operatori dell'informazione, il giornalismo italiano, sia della carta stampata sia della radiotelevisione, è affetto da una sovrabbondanza di frasi convenzionali e luoghi comuni che andrebbero eliminati a tutto vantaggio della comprensibilità. "L'uomo è stato portato all'ospedale dove è giunto ormai cadavere" invece di "L'uomo è morto mentre lo trasportavano all'ospedale", più semplice e quindi più comprensibile. "Un automobilista di passaggio" e che cosa se no? fermo? Perché continuare a usare l'aggettivo conoscitiva ogni volta che si parla di indagine? Un'indagine può solo essere conoscitiva, perciò l'aggettivo è inutile. E che dire del coltello che è sempre acuminato, dell'intervento che è sempre delicato, del gesto che è sempre insano, della località che è sempre ridente, dello scherzo che è sempre di pessimo gusto, dell'asfalto che non è mai semplicemente bagnato ma è sempre reso viscido dalla pioggia. Il delinquente non viene portato in prigione o in carcere ma associato alle carceri.

Anche chi redige un testo culturale deve osservare alcune regole come l'evitare lo stile erudito-didattico, ma entrare subito in argomento, senza inutili preamboli, facendo in modo di sviluppare in chi ascolta una serie di attese sempre più interessanti.

Attualmente l'ascolto della radio avviene mentre si svolgono altre attività (6) (guida di un veicolo, esecuzione di lavori domestici) perciò il livello di attenzione non è molto elevato. Di questo debbono tenere conto i programmisti nel saper condensare i programmi culturali in tempi estremamente brevi e realizzati possibilmente sotto forma di dialoghi in modo da utilizzare più di una voce.


(1) Antonio Piccone Stella, direttore del Giornale Radio dal 1947 al 1965.

(2) Espressioni ricercate come venire alla luce invece di nascere, unirsi in matrimonio invece di sposarsi, sede stradale invece di strada, reperire o peggio repertare invece di trovare, rendere una dichiarazione invece di dichiarare, rendere una testimonianza invece di testimoniare, precipitazione invece di pioggia, precipitazioni temporalesche invece di temporale, dare lettura invece di leggere, senza soluzione di continuità invece di ininterrottamente

(3) Evitare di usare il verbo mutuare che evoca negli ascoltatori ricordi di medico della mutua e malattie ma usare prendere in prestito, prendere da.

(4) Vi sono naturalmente molte altre regole che interessano soprattutto i giornalisti come 1) ridurre (per quanto possibile) i sostantivi che terminano in zione, gli avverbi in mente, i suffissi in ismo e in istico che per radio risultano cacofonici; 2) eliminare i partitivi alla francese (non dire la vita di noi tutti ma dire la nostra vita), 3) non usare mai gli aggettivi a coppia, 4) sostituire una parola lunga con una breve, 5) adoperare il passato prossimo, 6) sostituire una parola poco usata con una comune (non dire obsoleto ma superato, sorpassato), 7) fare attenzione a quelle parole che all'ascolto possono avere diverse interpretazioni e quindi evitare di collocarle nello stesso periodo (ad esempio l'enorme e le norme) 8) evitare il susseguirsi di troppi che nello stesso periodo; questi che, servendo ad usi diversi, obbligano ogni volta l'ascoltatore a stabilire se sono pronomi o congiunzioni: nel dubbio smarrisce il senso del discorso. Altre regole, ma forse sarebbe più giusto chiamarli trucchi del mestiere, interessano gli autori di radiodrammi spesso alle prese con la difficoltà di far capire agli ascoltatori che è trascorso del tempo tra due scene successive, o di far capire stati d'animo, oppure l'ambiente in cui si svolge la scena senza fare ricorso al cosiddetto narratore.

(5) Il Governo italiano, poco informato sui problemi della comprensibilità, ha pensato bene di chiamare il vecchio Ministero del lavoro, Ministero del welfare.

(6) Anche la televisione alle volte viene solo sentita e non guardata non solo da parte di coloro che hanno gravi handicap di vista ma anche da chi è affaccendato ma disposto a buttarci sopra l'occhio di tanto in tanto.


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Theorèin - Luglio 2004